energia internet

Quanta energia consuma internet?

Che oggi Internet sia fondamentale a livello globale è ormai assodato, però sappiamo qual è il costo energetico che il suo utilizzo comporta? E come esso influirà nei prossimi anni e decenni? Con la pandemia è ancora incrementato il suo uso, come per esempio nella scuola per la didattica a distanza (dad) o per lo smart working.

 

Se pensiamo al consumo di un PC, mettiamo per 12 ore al giorno, è sufficiente per modificare in modo significativo la quantità di una bolletta elettrica mensile, anche se le offerte luce che abbiamo sono convenienti. Ora pensiamo all’impatto cumulativo dei miliardi di dispositivi informatici esistenti oggi: ci sono meno personal computer rispetto agli anni passati, ma molti più smartphone, tablet e server.

 

Le azioni che svolgiamo quotidianamente, come le ricerche su Internet, l’invio di e-mail, i video e le foto scambiate, l’uso dei social media, non rappresentano solo grandi movimenti di denaro, ma consumano anche molta energia e risorse, inquinando l’ambiente e lasciando un’impronta di carbonio.

 

Il consumo di Internet: un problema da non sottovalutare

 

Secondo uno studio della McMaster University in Canada, nel corso del 2018 il settore delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione ha consumato tra il 6% e il 10% dell’energia elettrica generata nel mondo e, di questo passo, si stima che nel 2030 la percentuale totale di energia consumata supererà il 21%, una cifra simile all’impronta di carbonio generata dai trasporti in tutto il mondo.

 

Se è vero che il telelavoro implica meno trasferimenti e meno inquinamento, le attrezzature necessarie per far funzionare l’intero web non sono innocue. Affinché Internet memorizzi tutte le informazioni che gestisce, sono necessari server di grandi dimensioni che devono essere in condizioni controllate a temperature molto basse, cosa che richiede l’uso di molta energia.

 

Inoltre, secondo gli studi effettuati, questi server funzionano solo tra il 10% e il 15% della loro capacità. Pertanto, il loro consumo potrebbe essere ridotto se fossero ottimizzati, ad esempio, raffreddati a temperature non così basse dove alcuni server si adattano perfettamente.

 

Lo studio evidenzia il contributo degli smartphone e mostra che entro il 2020 l’impronta dello smartphone da sola supererà il contributo individuale di desktop, laptop e display. È stata studiata anche l’impronta di carbonio lasciata dalle email e si stima che ad ogni email possa essere associata un’emissione compresa tra 4 e 50 grammi di CO2, che moltiplicata per il numero di email inviate al giorno per persona genera numeri molto significativi per l’impronta ecologica.

 

L’impronta di carbonio è un indicatore ambientale che mette in relazione tutti i gas serra (GHG) emessi in un dato momento da un individuo, un’organizzazione, un paese per il consumo di beni e/o servizi ed è misurato in unità di anidride carbonica.

 

Come ridurre l’impatto del carbonio digitale?

 

Ci sono consigli molto basilari e semplici da applicare, che aiutano a ridurre il consumo energetico di Internet e quindi l’impronta di carbonio digitale.

 

  1. Riduci le dimensioni dei documenti inviati tramite e-mail per ridurre il peso del messaggio.
  2. Utilizza i collegamenti invece di allegare file e comprimere documenti.
  3. Non distribuire catene di Sant’Antonio, petizioni, immagini umoristiche o false.
  4. Elimina le email che non servono più e svuota il cestino.
  5. Annulla l’iscrizione alle newsletter che non vengono lette.
  6. Scrivi direttamente l’indirizzo del sito che vuoi visitare invece di usare i motori di ricerca.
  7. Metti l’etichetta “preferiti” sui siti più visitati.
  8. Usa la funzione di ottimizzazione del consumo energetico su smartphone e computer e chiudi le app inutilizzate.

 

In conclusione, è chiaro da molto tempo che la vastità di Internet pone alcuni grossi problemi quando si tratta di consumo di energia. Anche se non abbiamo cifre sicurissime per dire quanto consuma Internet, possiamo avere un’idea di quanto sarà grande il problema se non adottiamo misure per prevenirlo.

Autore dell'articolo: Marco

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